LETTERA AL PRESIDENTE DRAGHI: URGENTE SOSTEGNO GIOVANI POST-PANDEMIA

Competere scrive al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri della Salute Roberto Speranza, dell’Istruzione Patrizio Bianchi e delle Politiche Giovanili Fabiana Dadone per manifestare una crescente preoccupazione per la crescita delle patologie che minacciano il benessere mentale dei giovani.

È urgente intervenire con politiche di sostegno nelle scuole e nelle strutture sanitarie locali.

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Qui sotto trovi un sunto della lettera inviata al Primo Ministro Draghi:

“Il Suo Governo sta facendo molto per l’Italia in un momento di straordinaria difficoltà. Le siamo molto riconoscenti per l’impegno e la responsabilità con cui sta affrontando la gravissima situazione. In questo contesto costruttivo, ci preme segnalarLe che durante la crisi pandemica il Suo Governo, come quello precedente purtroppo, ha estromesso le nuove generazioni da qualsiasi intervento di sostegno. Gli interventi sono stati limitati ad alcuni aiuti (insufficienti) al sistema scolastico e alle famiglie, ma è mancato un filo diretto e concreto con i giovani, cioè coloro che più di tutti hanno subito gli effetti diretti e indiretti della crisi sanitaria ed economica”.

É NECESSARIO INTERVENIRE

Per Competere questo è uno degli effetti più drammatici causati dalla pandemia Covid-19, al fianco delle morti e dei ricoveri in terapia intensiva. “Ci preme segnalarLe che durante la crisi pandemica il Suo Governo, come quello precedente purtroppo, ha estromesso le nuove generazioni da qualsiasi intervento di sostegno”, spiega il prof. Pietro Paganini, presidente di Competere e firmatario della lettera. “Gli interventi sono stati limitati ad alcuni aiuti (insufficienti) al sistema scolastico e alle famiglie, ma è mancato un filo diretto e concreto con i giovani, cioè coloro che più di tutti hanno subito gli effetti diretti e indiretti della crisi sanitaria ed economica”, prosegue Paganini.

GLI ULTIMI DATI DISPONIBILI

A preoccupare sono anche gli ultimi dati disponibili su questo grave problema. In Italia tra il 2017 e il 2018 i ricoveri per disturbi neurologici tra 0 e 17 anni sono aumentati dell’11% e quelli per disturbi psichiatrici sono aumentati del 22%. Secondo l’ultima indagine Istat del dicembre 2015, i bambini e ragazzi con disturbi mentali dell’età evolutiva ricoverati in strutture residenziali erano 1.064. L’83% dei minori ricoverati ha più di 11 anni. L’offerta di posti letto in strutture residenziali che accolgono prevalentemente minori con disturbi mentali è caratterizzata, inoltre, da notevoli differenze territoriali: da 25 posti letto per centomila minori residenti nel Nord-est a soltanto 11 su centomila nel Sud.

LE RACCOMANDAZIONI PER IL GOVERNO DRAGHI

“Auspichiamo che il Suo governo possa intraprendere iniziative molto semplici, con un limitato impatto per le finanze dello Stato, come l’introduzione di attività di ascolto, di sostegno, di accompagnamento e socialità dedicate ai giovani, all’interno delle scuole e dei presidi sanitari locali”, spiega il presidente Paganini. “Suggeriamo l’introduzione di un sostegno psicologico e neuro psichiatrico gratuito per le fasce meno abbienti e di aumentare la presenza di psichiatri, psicologi, terapeuti e consulti psicologici gratuiti all’interno degli istituti scolastici, dalle elementari alle scuole secondarie di secondo grado, fino alle università”, conclude il presidente di Competere.

Un ringraziamento al gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia e in particolare all’On. Silvestroni per essersi impegnato presso il Parlamento con un’interrogazione sulla questione.

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CANTIERE ROMA: COME RILANCIARE LA CAPITALE FACENDO COSE SEMPLICI – RIVEDI LA LIVE

Cantiere Roma: come rilanciare la Capitale facendo cose semplici – LIVE TALK

Cosa fare concretamente per migliorare la nostra Capitale? Quali sono gli errori del passato da non ricommettere? Dove investire per guardare a un futuro migliore? Queste le tematiche affrontate nel dibatito online organizzato da Competere con il dott. Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni, e il prof. Stefano Cianciotta, docente universitario e presidente di Abruzzo Sviluppo SpA, nel loro nuovo libro “Come rilanciare Roma facendo cose semplici“, che si è tenuto mercoledì 19 aprile alle ore 18.

“Indipendentemente dal rallentamento pandemico e dal south working. Nel fenomeno globale stimato dai più grandi svilppi di analisi i processi di urbanizzazione si concentrano nelle grandi città”, ha esordito il presidente Deiana. “Pur occupando il 3% del suono nelle grandi città si fa il 90% dell’ innovazione. Quaranta città del mondo fanno il 30% del Pil. E’ vero che i dati si scambiano su grandi reti digitali ma innovazione e creatività tende a condensarsi in luoghi dove le persone di aggregano”, ha continuato Deiana. “Quando le persone si incontrano e scambiano idee fanno quello che succede nel più importante dei fattori di produzione capitalisticala conoscenza. Gli altri, ovvero terra, capitale e lavoro si consumano mentre la conoscenza quando si scambia cresce. Scambiandoci le idee alla fine de processo abbiamo tutti e due idee. C’è una base tecnologica e importantissima e lo dimostra il primo lockdown 3 miliardi e mezzo di persone che pur stando chiusi dentro casa scambiano dati informazione e conoscenza soltanto online. Ma per fare creatività e sviluppo i grandi hub urbani diventeranno sempre di più un fattore di crescita, perché in campagna si incontrano meno persone. Si fa meno scambio di conoscenza e quindi si fa meno innovazione. A New York c’è concentrazione di capitali tali da far la differenza nella partita dell’innovazione”, ha proseguito ancora il presidente di Confassociazioni.

“Lo sviluppo delle infrastrutture siano rotaie, ferro, gomma o mare contribuiscono all’elevazione dell’infrastruttura più importante che è quella della conoscenza. Negli ultimi 10 anni la vita di ognuno di noi è stata modificata dall’alta velocità”, ha spiegato invece il prof Cianciotta.

“Si è quindi anche accorciata distanza tra Capitale istituzionale e Capitale economica del nostro Paese. Quel triangolo tra Milano, Bologna e Padova. Un’area dove esistevano già capitali importanti. Lì si sono concentrate, comprese poi anche alcune aree della toscana, le aree industriali e universitarie quindi dove si sviluppa la conoscenza del nostro Paese. Raggiungiamo da oggi in tre ore Milano ma il raggiungimento di Milano non è un elemento per dar eultieriore valore alla capacità di generare conoscenza da parte di Roma è un’ultieriore leva per avvicinarci al cuore finanziario e di conoscenza per la produzione di conoscenza del Sud Europa, ovvero dell’Italia del Nord”, ha proseguito il presidente di Abruzzo Sviluppo SpA. “Le infrastrutture se non sono supportate da un investimento sulla produzione del capitale principale che è quello della conoscenza non determina assolutamente nulla. La crisi di Roma non è una crisi determinata dal Covid. I problemi strutturali del Paese e di Roma in particolare si sono stratificati in almeno un decennio”, ha proseguito.

“La produttività italiana è al palo da ameno un ventennio. Nel nostro testo abbiamo sottolineato in copertina perché alla nuova Italia serve una grande Capitale. Il dibattito dopo la presentazione del Recovery Plan è quanto Nord e Sud si dividano con l’approssimarsi dell’attuazione del Pnrr. Il dibattito tra Mezzogiorno e Nord è un dibattito tutto Italiano, in Spagna, c’è un area che produce conoscenza che è quella della Catalogna e non a caso la produce attorno a una grande città che è Barcellona. Roma deve tornare a diventare un produttore di conoscenza, un modello come produttore di conoscenza. Nella prima tornata di elezioni amministrative comunali dopo tangentopoli a Roma e Milano si vedevano realtà completamente contrapposte”, ha continuato. “Era Roma la città più europea dell’Italia, era Roma che nel 2000 lanciava una sfida di competitività del mondo. Il tema non è soltanto sulla qualità dell’infrastruttura digitale e fisica ma anche di che tipo di infrastruttura in ermini di conoscenza e competenza mettiamo al centro del dibattito”, ha concluso il presidente di Abruzzo Sviluppo SpA.

SUSTAINABLE NUTRITION: ULTIMO MIGLIO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Corretta alimentazione, lotta allo spreco alimentare, rigorosa dei rifiuti e del loro riciclo. Le istituzioni dovrebbero farsi carico di campagna di formazione fatta non di divieti, bensì di inviti al buon mangiare. Ma disattenzione e superficialità lasciano un gap che viene colmato dalle ideologie. E dall’algoritmo fanatico del Nutri-Score
RECOVERY PLAN SOSTENIBILE MA SOLO IN PARTE

È atteso per giugno il voto del Parlamento europeo sulla relazione congiunta da parte delle Commissioni Agricoltura e Salute sul nutri-score. Nonostante la preoccupazione espressa da molte filiere produttive e dagli osservatori scientifici, l’Italia sembra poco interessata a questo appuntamento, che rischia di pregiudicare importanti e celebri eccellenze della nostra buona tavola. Disattenzione e superficialità. È questa l’estrema sintesi del sentiment che aleggia presso le istituzioni nazionali. La prima è riscontrabile in quel percorso di transizione ecologica che il Governo Draghi si è attribuito sia nelle specificità del Pnrr, sia nell’introduzione – giusta – di un ministero ad hoc. L’impressione che si ha è che Mario Draghi abbia colorato di verde le misure urgenti e strutturali che, da sempre, l’establishment di cui fa parte vorrebbe introdurre. Una tinteggiatura di cui però l’artefice non è davvero convinto, ma che ha fatto per necessità. Una mossa quasi di circostanza.

Tuttavia, la transizione ecologica implica che chi la affronta sia sinceramente convinto di portarla avanti e, di conseguenza, sia in grado di arrivare all’elaborazione pratica di una strategia di sostenibilità che non può limitarsi all’ambiente. Gli investimenti futuri nelle infrastrutture devono essere sostenibili per l’ecosistema. I piani di politica industriale devono essere sostenibili in termini finanziari. E così via. A ben rileggere queste affermazioni, si nota la grande assenza della sostenibilità umana. Ovvero quell’ultimo miglio che porta a compimento davvero il processo di transizione ecologica. Non si potrà mai parlare di sostenibilità ambientale, infatti, se le misure adottate non verranno prese a immagine e somiglianza dell’uomo. Quindi sostenibili per la sua esistenza, che è sintesi tra le sue esigenze e le risorse naturali a disposizione. Una corretta alimentazione, una altrettanto efficace (e capillare) campagna di lotta allo spreco alimentare, un’amministrazione rigorosa dei rifiuti e del loro riciclo. Questo è l’approccio pragmatico alla parte finale del processo di transizione ecologica che dobbiamo imboccare. Ma è una roadmap che manca. O che per lo meno sfugge. E qui si arriva alla superficialità.

NUTRI-SCORE: COMBATTERLO CON SOLUZIONI COSTRUTTIVE

Il Nutri-Score, come la più parte delle battaglie ideologiche su questi temi, nasce da alcune buone intenzioni: mangiare sano, non buttare via il cibo, prestare un minimo di riguardo per quel che si getta nel secchio della spazzatura. Ora, secondo il semplice motivo per cui uno spazio vuoto viene sempre riempito – soprattutto in politica – in mancanza di un processo formativo scientifico, di cui dovrebbero farsi carico le istituzioni, a colmare il gap ci pensano le ideologie, che intervengono con messaggi semplici e netti. Per esempio un semaforo. A pensarci bene anche questo è populismo. La superficialità sta quindi nell’assenza di comunicazione, da parte di istituzioni e forze produttive – non tutte, ad alcune va riconosciuto lo sforzo ostinato e virtuoso di non mollare la presa – che al contrario dovrebbero elaborare messaggi anch’essi chiari (alla stregua di un semaforo), ma propositivi.

E pensare che di materiale su cui impostare una campagna di formazione all’alimentazione – fatta non di divieti, bensì di inviti al buon mangiare – ce ne sarebbe. In una recente pubblicazione consultabile su Researchgate.net, Stephan Peters, responsabile delle strategie di nutrizione e salute per la Dutch Dairy Association (l’associazione olandese dei produttori caseari), afferma che non è riscontrabile alcuna variazione del comportamento d’acquisto da parte dei clienti di un supermercato sui prodotti che dispongono o meno le indicazioni del nutri-score. In altre parole, il consumatore compra i biscotti che gli piacciono, senza lasciarsi prendere dal panico per quanto sta scritto sulla confezione. E se anziché il panico provassimo a trasmettergli informazioni utili? Non tanto il piacere di mangiare biscotti – quello già lo fa il marketing – ma i benefici fisici che ne può trarre.

Proviamo infatti a far ciò che le istituzioni sembrano poco interessate a fare, cioè a essere propositivi. Cosa può impattare sul cliente invece del semaforo? Quale alternativa possiamo elaborare in sostituzione del freddo algoritmo? Invece del messaggio “non puoi mangiarlo perché ti fa male”, come si declina il suo esatto contrario? Vale a dire “mangialo! Ti fa bene”.

È una questione di comunicazione? Sì, ma non solo. Servono informazioni scientifiche chiare e incontestabili – la pandemia/infodemia ha dimostrato quanto sia complesso questo lavoro. È necessario definire politiche alimentari nel rispetto della sostenibilità ambientale – la transizione ecologica di cui sopra – ma anche di quella umana: l’ultimo miglio appunto, in cui non ci si può perdere in pregiudizi e rigidità, bensì affidarsi alla scienza e anche semplicemente al buon senso, con la trasmissione di informazioni utili. C’è tempo per tutto questo? Sì, se ci si affida alla competenza e se si lascia perdere l’appuntamento di giugno a Strasburgo.

EUROPEAN RESOURCE BANK: THE WORLD AFTER COVID-19 – LIVE TALK

THURSDAY 27th MAY – h. 6pm

ZOOM CONFERENCE AND LIVE ON FACEBOOK

Together with excelent guests and experts we will discuss about the consequences of Covid-19 pandemic from different angles and perspective. The public health crisis generated an economic crisis, with job losses within several months that exceeded the job gains of the previous decade and negative effects on all facets of our life. The varying response of institutions, such as government, education, business, contributed to the differential spread of the virus and its effects by geography, race, ethnicity, gender, and social class. But, what is going to happen in the next years?

SPEAKERS

Keynote: The Great Resent and the Consequences

Yaron Brook is executive director of the Ayn Rand Institute

Panel: The New World Order after COVID-19

John E. Charalambakis is the Chief Economist for the Blacksummit Financial Group Inc., in the United States

Nikola Ilić is a Lecturer at the University of Belgrade Faculty of Law, Department of Economics, where he is teaching Principles of Economics, Economic Analysis of Law and Economics of EU Integration

Susanne Ydstedt is CEO at Scantech Strategy Advisors, a public affairs company that works with major industry and business organizations in Sweden

MODERATING

 

IL MUSEO DELL’AQUILA: UN’OCCASIONE PERDUTA?

Nell’ambito del recupero del patrimonio storico, artistico e culturale dell’Aquila duramente colpito dal terremoto del 2009, il 19 dicembre dell’anno scorso è stato inaugurato,  dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, il nuovo Museo Nazionale d’Abruzzo (MUNDA) negli spazi temporanei dell’ ex Mattatoio in attesa della sua ricollocazione nella sede naturale del Castello cinquecentesco tuttora in fase di restauro.

L’IMPORTANZA DEL MUNDA

Il Museo doveva rappresentare una componente qualificante del Progetto pilota strategico “Poli museali di eccellenza nel Mezzogiorno” (Mumex) per la valorizzazione dei ricchezze culturali di tale area.

Il  Progetto pilota prescelto per il  MUNDA doveva mettere a sistema le componenti culturali del territorio abruzzese attraverso una rete di realizzazioni museali ottenuta anche mediante l’utilizzo degli strumenti più avanzati della tecnologia informatica e multimediale. Il Progetto doveva essere caratterizzato, quindi, da un alto contenuto di innovazione tecnologica e da una avanzata strategia di comunicazione, che si prevedeva potesse essere successivamente facilmente trasferibile nella sede storica del Castello Cinquecentesco.

Inoltre nel Progetto, oltre alle indicazioni tecniche per il consolidamento antisismico dell’edificio, erano state inserite linee guida per la collocazione e protezione antismica delle opere.

Chi aveva ideato il Progetto originario, approvato e prescelto dal Ministero, deve rilevare che allo stato attuale alcune parti qualificanti sono state realizzate in maniera difforme e molte altre, egualmente importanti, attendono di essere completate.

LE CRITICITA’ DEL MUNDA

Pur comprendendo il meritorio desiderio di aprire comunque il Museo, non si può non rilevare come in più sale, gli allestimenti e la collocazione delle opere siano differenti da quelli previsti nel progetto originario con conseguenze negative sia per quanto attiene alla conservazione delle opere che per la loro migliore fruizione da parte dei visitatori; infatti il sistema di illuminazione delle opere ed il controllo del “microclima” delle sale espositive appaiono estremamente carenti.

Quanto poi alle parti del Progetto originario non ancora completate, in particolare quelle relative alla comunicazione ottenuta con strumenti informatici e multimediali, si ravvisa l’esigenza di adeguati, ulteriori finanziamenti che ne consentano una sollecita istallazione:

L’approntamento di guide digitali multilingue, utilizzabili tramite Ipad o palmari/cellulari di terza generazione, una rete Internet di collegamento alla città e al territorio con particolare riguardo al sistema scolastico e universitario locale, l’allestimento di spazi immersivi, di “totem multimediali” aventi la funzione di esaltare gli elementi fondamentali delle varie sezioni, soprattutto i laboratori didattici per i giovani, sono gli strumenti di comunicazione essenziali per affermare la funzione identitaria e di aggregazione di una Storia comune che il Museo deve avere  e, solo con il loro completamento il Museo sarà in grado di corrispondere alle finalità per le quali è stato ideato ed approvato:  uno spazio dinamico di sperimentazione, di incontro, di elaborazione di esperienze rivolto in primis agli Aquilani.

LE CONSEGUENZE DEL TERREMOTO DEL 2009

Il terribile terremoto del 6 aprile 2009 ha colpito la città dell’Aquila, il suo Centro Storico provocando danni gravissimi ai suoi monumenti ed al suo tessuto edilizio sconvolgendone la vita.

Tra i Monumenti più danneggiati vi era il “Castello” Cinquecentesco, il Forte Spagnolo che, oltre agli uffici della Soprintendenza,ospitava dalla fine degli anni ’40, anche il Museo Nazionale d’Abruzzo con le sue importantissime collezioni.

Le opere, in gran parte danneggiate, furono ospitate nelle altre sedi della Soprintendenza nel territorio (tra cui il Centro di Restauro del Nuovo Museo delle Paludi di Celano) in attesa del restauro del Castello; nel contempo fu deciso di ospitare ed esporre una selezione delle opere più significative della collezione nella sede dell’ex Mattatoio Comunale, un edificio danneggiato anch’esso dal sisma e non usato da anni,  assegnato dal Comune in comodato trentennale gratuito al MiBACT  (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo).

L’edificio progettato da un ingegnere Comunale, il marchese Alessandro Vastarini Cresi venne inaugurato nel 1883 (prima di quello Romano al Testaccio), rimanendo in funzione per più di un secolo e subendo, in ragione di questa sua lunga utilizzazione, notevoli modifiche ed aggiunte.

UN PASSO IN AVANTI PER LA CULTURA

L’apertura del Museo Nazionale d’Abruzzo all’Aquila  denominato  MUNDA  non può essere che accolta con gioia poiché il Museo rappresenta valori simbolico-identitari di particolare pregnanza e nel contempo viene restituito un luogo di cultura ed arte ad una città depauperata di spazi di aggregazione e socializzazione. Come progettista incaricato dell’allestimento museografico tuttavia mi sento in obbligo di sottolineare ed evidenziare molte discrepanze, tra la soluzione a suo tempo proposta e la realizzazione della stessa che presenta non pochi punti problematici

Il mio intervento non nasce da motivi di “orgoglio professionale” ma da un atto di responsabilità perché ritengo che le problematiche che esporrò potrebbero costituire un momento di seria riflessione comune, di interesse sia per il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo (ancor di più dopo la recente riforma che ha inteso tra l’altro valorizzare le strutture museali) che più in generale per chi si occupa di Politiche Culturali ed opera nel campo Museale e nello stesso tempo, dare utili indicazioni per la completa valorizzazione delle opere nel Museo nel rispetto di corrette indicazioni legate alla loro conservazione e la piena fruizione del pubblico.

 

WORLD ENVIRONMENT DAY 2021, IL MINISTRO CINGOLANI :“LA PRIMA SFIDA È LA PREVENZIONE AMBIENTALE”

World Environment Day 2021, il ministro Cingolani a Competere: “La prima sfida è la prevenzione ambientale”

“La prima sfida è la prevenzione. Prima ancora di adattarsi e mitigare noi dobbiamo prevenire evitare che sorgano nuovi problemi. Utilizzare quindi nuove tecnologie applicate per capire cosa sta cambiando nei mari e sulla Terra. Abbiamo le foreste da proteggere pulire e rinforestare, le coste e i mari”, inizia così il messaggio del Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani inviato a Competere.Eu in occasione del World Environment Day, quest’anno dedicato al ‘ripristino degli ecosistemi’.